Meditazione come stato e come processo
Il termine “meditazione” traduce la parola sanscrita “dhyana”, che designa l’esperienza di un ben preciso stato dell’essere, uno stato di presenza liberata e aperta, che nella tradizione di Thich Nhat Hanh è considerato la condizione di base della nostra mente, e viene indicato a volte come la nostra “vera natura”. In origine, quindi, non esisteva il verbo “meditare”, visto che il sostantivo dhyana non designava un’attività quanto piuttosto uno stato mentale, nel quale possiamo venire a trovarci oppure no, e che quindi non può essere coltivato in modo attivo ma soltanto in qualche modo “riscoperto”. In tal senso, è uno stato che si nutre di silenzio.
Allo stesso tempo, sebbene questo stato mentale sia fondamentalmente a nostra disposizione, per poterne fare esperienza, specialmente all’inizio (ma non solo…) è comunque necessario seguire alcune indicazioni che ci guidino in quello che possiamo chiamare il “processo della meditazione”, e cioè una sequenza di esercizi che gradualmente ci conducano all’esperienza dello stato meditativo. È necessario esercitarci in modo da rilassare il corpo, stabilizzare la mente, aumentare il nostro livello di consapevolezza e aprire la mente. Oltre che prepararci a fare esperienza di una mente meditativa, questi esercizi possono fin da subito esercitare un effetto diretto salutare sulla mente e aiutarci a vivere la quotidianità con maggiore chiarezza, stabilità e compassione.
Da questo nasce l’importanza e il senso delle meditazioni guidate, che ci accompagnano nel nostro percorso di sviluppo spirituale, per poi essere gradualmente lasciate andare, per dimorare semplicemente nello stato meditativo.
Il percorso che stiamo proponendo intende sostenere ogni tipo di praticante, molti dei partecipanti sono nuovi o quasi alla pratica, e sentiamo che una serie di indicazioni progressive possono accompagnarli nel loro percorso, così come hanno accompagnato e ancora accompagnano noi stessi. L’intenzione di “accompagnare” rende la struttura delle meditazioni che proponiamo in qualche modo diversa da quella tipica (e altrettanto valida!) delle meditazioni che a volte offrono ad esempio i monaci di Plum Village, con la lettura di una frase per l’inspirazione e una per l’espirazione, seguite dalle parole chiave, dalla campana e da un tempo di silenzio.
Sentiamo anche importante chiarire che nelle meditazioni guidate che stiamo seguendo viene ripetutamente sottolineato che l’aspetto fondamentale è quello del “sentire”, del fare un’esperienza, assolutamente senza alcuno sforzo intellettuale. L’intenzione è che le indicazioni “aggirino” la sfera del pensiero analitico, per depositarsi direttamente nel corpo, nel percepire, nell’essere semplicemente consapevoli di ciò che mano a mano si manifesta nell’organismo corpo-mente.
Prepararsi alla meditazione
Equilibrio energetico
Per poter sviluppare il processo di meditazione in tutta la sua profondità, è necessario prendersi cura di alcuni aspetti. Tra questi, un aspetto fondamentale è fare in modo che il nostro sistema corpo-mente sia quanto più possibile in uno stato di equilibrio e armonia.
Questo su un piano energetico significa che non siamo né troppo stanchi, con poca energia e spenti, né troppo agitati. Su un piano emotivo questo implica invece che non siamo sopraffatti da preoccupazioni, da problemi apparentemente irrisolvibili o situazioni di conflitto nell’ambiente in cui viviamo.
La situazione ideale è sentirci vitali, svegli e allo stesso tempo rilassati, centrati in noi stessi e con la mente “libera” per la pratica. La meditazione, infatti, non è una sorta di rilassamento superficiale, anche se uno stato rilassato e non preoccupato è il prerequisito per la meditazione! Per meditare occorre avere abbastanza energia.
Molti di noi, davanti a questa prospettiva, staranno magari pensando di lasciar perdere… Un attimo!:-) Questa è solo la situazione ideale, la direzione verso la quale ci orientiamo, accogliendo allo stesso tempo il fatto che spesso, per la maggior parte di noi, questo equilibrio non è affatto presente e, anzi, ci sediamo in meditazione proprio con l’augurio di realizzarlo!
Va bene così, è normale. Quello che conta è avere chiaro come stanno le cose e trovare modi per avvicinarci sempre più a quell’equilibrio energetico ed emotivo. Grazie a questa consapevolezza, quando ci sederemo in meditazione dopo una giornata (o una nottata) faticosa fisicamente e/o emotivamente non ci stupiremo del fatto che tendiamo ad appisolarci e/o che la mente è sovraffollata di pensieri. È normale, è così! E allora, cosa possiamo fare?
Un aiuto ci può venire da alcuni esercizi che ci preparino alla meditazione, in modo, per quanto possibile, da mettere il nostro sistema corpo-mente in uno stato in cui possiamo prenderci cura del corpo e della mente con gioia e facilità; esercizi che ci aiutino a trovare uno stato energetico ed emotivo quanto più equilibrato possibile.
Allo stesso tempo ci possono essere d’aiuto pratiche che ci consentano di vivere nel quotidiano con la testa quanto più libera possibile da pensieri e preoccupazioni, in modo che quando ci sediamo in meditazione i pensieri e le preoccupazioni residui possano essere consapevolmente lasciati andare.
Come primo passo, possiamo cominciare da qualche semplice esercizio da praticare subito prima di iniziare la meditazione, la cui forma più elementare è stata introdotta nelle frasi iniziali della meditazione “Tornare a casa”, che pratichiamo nella quarta parte di questo percorso.
In quella meditazione guidata abbiamo pensato di inserire alcune indicazioni sull’influenzare delicatamente il respiro prima del suono della campana, proprio per sottolineare che dopo la campana, durante la meditazione, la nostra intenzione resta sempre quella di non modificare il respiro in alcun modo.
In quelle indicazioni siamo semplicemente invitati a rendere il respiro un po’ più profondo e lento, con grande delicatezza, mettendo sempre la massima attenzione nel non forzare in alcun modo, nel rimanere sempre assolutamente rilassati e a nostro agio.
Ci sono moltissime valide tecniche per armonizzare il respiro, specialmente nella pratica dello Yoga. Noi da tanti anni utilizziamo una tecnica molto semplice, che si chiama “Respiro di coerenza”, alla quale magari in futuro dedicheremo uno spazio spcifico. Si tratta essenzialmente, se fisiologicamente compatibile col nostro stato di salute, di arrivare gradualmente a respirare a un ritmo respiratorio lento, nel quale inspirazione ed espirazione abbiamo la stessa specifica durata (circa 6 respirazioni complete al minuto), senza alcuna ritenzione a vuoto, cioè senza una pausa (se non quella spontanea) tra inspirazione ed espirazione. Abbiamo sperimentato nel tempo che anche solo 10 o 20 minuti di questa pratica respiratoria generano in noi un maggiore senso di equilibrio energetico ed emotivo.
Allo stesso tempo, abbiamo sperimentato che, a prescindere da qualsiasi tecnica, quando siamo agitati ci è d’aiuto allungare un po’ l’espirazione rispetto all’inspirazione, mentre quando abbiamo un’energia fisica bassa ci aiuta, al contrario, allungare un po’ l’inspirazione rispetto all’espirazione.
Possiamo sperimentare questa delicata influenza sul respiro anche al di fuori della meditazione “formale” (sempre con molta delicatezza!), magari quando ci sediamo a un bar per fare una pausa dal lavoro, anche solo per pochi minuti. Fateci sapere!