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Pratica nella vita quotidiana parte #3
PERCORSO DI MEDITAZIONE
PARTE #3

"Riprendere i sensi"
RIPRENDERE I SENSI
sensazioni

La consapevolezza delle sensazioni è uno dei modi più semplici e concreti per portare consapevolezza nelle nostre attività quotidiane. Più ci esercitiamo ad aprirci, a essere consapevoli, a distinguere le sensazioni piacevoli da quelle spiacevoli e da quelle neutre, più riusciamo a portare consapevolezza nella nostra quotidianità.

Possiamo iniziare a esercitarci in una situazione in cui non siamo in attività, ad esempio seduti al tavolino di un bar. Dopo aver rilassato brevemente il corpo, possiamo portare per qualche momento l’attenzione al respiro, per poi entrare in contatto con uno dei sensi, ad esempio la vista. Con uno sguardo ampio, ci mettiamo in contatto con tutto ciò che abbiamo intorno, senza soffermarci su nulla in particolare. Notiamo i colori, le forme, il movimento e la quiete. Con la visione periferica notiamo ciò che sta accadendo ai lati del nostro campo visivo, qualcosa che non possiamo realmente guardare, ma che possiamo in qualche modo percepire. Così facendo ampliamo la nostra capacità di osservare.

Poi avviciniamo solo un po’ lo sguardo a ciò che abbiamo intorno, notiamo più chiaramente i colori, le trame, gli oggetti, le persone, il movimento, la quiete o la luce. Ad esempio, come la luce si posa sui diversi oggetti, sul pavimento, sulle pareti o sugli alberi, se siamo all’aperto. Non è necessario dare un nome a ciò che osserviamo o fare commenti, basta notarlo.

Ci avviciniamo poi ancora di più e notiamo ciò che è di fronte a noi, le persone, gli oggetti, ognuno con la propria forma, il colore, il movimento, senza aggiungere commenti, storie, interpretazioni, o comunque riconoscendoli quando emergono senza andargli dietro, e tornando alla sensazione sentita del momento presente.

Allo stesso modo possiamo esercitarci con gli altri sensi e, quando ce la sentiamo, possiamo fare la stessa cosa quando siamo in attività, ad esempio camminando nella natura, al supermercato, al lavoro.

Ogni volta possiamo osservare che effetto ha su di noi ciò con cui entriamo in contatto, qual è la qualità, la tonalità della nostra sensazione: piacevole, spiacevole, neutra? E, se manteniamo il contatto, si modifica?

Grazie a questo esercizio, possiamo notare che quando siamo in contatto con qualcosa senza aggiungere pensieri, commenti, giudizi, storie, la distanza tra noi che percepiamo e ciò che viene percepito si riduce sempre più e, almeno in alcuni momenti, resta solo la percezione, e ogni cosa appare per quello che è, viva e presente ai nostri sensi. E ci stupiamo nel guardare cose conosciute con occhi nuovi!

Come in questa bella poesia di Steve Taylor:

L’alchimia dell’attenzione

Quando una nebbia di pensieri sempre più fitti ti riempie la mente
le associazioni di idee turbinano incessantemente
le immagini si fanno largo come a spintoni e i ricordi vorticano
in caduta libera nel tuo spazio interiore,
puoi sempre tornare al momento presente.

Stamattina, preparando la colazione per i miei figli,
mi sorprendo a sognare a occhi aperti e grazie ad una gentile spintarella mentale
riesco a ricordare dove mi trovo.
E subito la confusione in cucina diventa vasta presenza
(un mosaico di quadrati illuminati dal sole sul pavimento
che vanno e vengono al passaggio delle nuvole,
i bordi scintillanti degli sgabelli metallici,
riccioli di vapore che aleggiano sulle tazze
i riflessi dei cucchiai argentati,
l’immobilità perfetta dei grani sparsi del caffè
il giallo acceso e il blu dei flaconi di detersivo
e gli aloni sulle finestre che risaltano alla luce del sole)
tutto perfettamente fermo e reale
tutto perfettamente se stesso.

L’attenzione è un’alchimia
che trasforma in bello ciò che è monotono
e converte l’ansia in sollievo.

(Poesia tratta da Steve Taylor, “Il centro della quiete”, Armenia 2015, immagine tratta da https://www.mindful.org/)

 
 

 

 

DIRE “SÌ”

Il nostro suggerimento per le prossime settimane è di portare sempre più accoglienza alle sensazioni spiacevoli che si manifestano in noi, non solo quando sediamo in meditazione ma in ogni momento della vita quotidiana. Abbiamo già sperimentato come un sorriso può cambiare lo stato d’animo col quale ci avviciniamo alle situazioni che ci mettono in difficoltà. La pratica che vorremmo offrire oggi è, quando incontriamo qualcosa che ci crea disagio, di accoglierlo dentro di noi con un silenzioso “Sì”.
Possiamo iniziare allenandoci con qualcosa di molto semplice, ad esempio con le sensazioni che emergono in noi quando ci viene servito un cibo che non ci piace, quando abbiamo fretta e il nostro autobus è in ritardo o il semaforo diventa rosso proprio mentre arriviamo all’incrocio. La vita ci offre infinite occasioni di pratica! In quei momenti, possiamo metterci in contatto col corpo, con la sensazione spiacevole che quella situazione fa nascere in noi, e con i pensieri e i giudizi che in genere l’accompagnano, e dire amorevolmente “Sì” dentro di noi alla situazione, alle sensazioni e ai pensieri. Possiamo lasciare loro la libertà di essere. Nel tempo potremo estendere questa pratica a situazioni che ci mettono più in difficoltà.
Per percepire con chiarezza quello che ci accade quando invece facciamo resistenza a ciò che ci succede, se la situazione ce lo consente possiamo fare un piccolo esperimento e iniziare dicendo “No” dentro di noi a ciò che ci mette a disagio, alle sensazione e ai pensieri che ne seguono, e fare attenzione a come si traduce questa resistenza nel corpo: tensione allo stomaco, al petto, alla gola? Un senso di chiusura del cuore?
Possiamo poi fare qualche respiro profondo e indirizzare un flusso di amorevole accoglienza e un “Sì” alla nostra esperienza. Possiamo aprire il cuore e accogliere in modo incondizionato, con un “Sì”, le sensazioni spiacevoli che stiamo provando. Se in noi c’è ancora resistenza a ciò che sta accadendo o magari a questa pratica che stiamo facendo, possiamo accogliere anche questa naturale resistenza nello spazio più ampio del “Sì”: “Sì” al disagio, “Sì” a ciò che in noi vorrebbe che quel disagio sparisse subito, “Sì” a qualsiasi cosa emerga.
Cosa proviamo quando, invece che resistere, diciamo “Sì” alla nostra esperienza? C’è qualcosa che si ammorbidisce, si apre, si rilassa nel corpo? C’è più spazio e apertura anche nella mente? Cosa accade a quel disagio quando lo accogliamo con un “Sì”? Si intensifica? Si diffonde? E cosa accade nello spazio del cuore?
Come sarebbero le nostre giornate se portassimo questo senso di accoglienza alle inevitabili sfide e dolori della vita?

Puoi ispirarti in questa pratica leggendo questo articolo di Tara Brach

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