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Meditazione camminata
PERCORSO DI MEDITAZIONE
PARTE #6

"Consapevolezza aperta"
Meditazione camminata
Foto di Borje Tobiasson

Nel nostro percorso, è arrivato il momento di introdurre la meditazione camminata, come pratica ideale per sperimentare una consapevolezza aperta, panoramica, che è il tema di questo periodo. Il nostro allenamento è infatti coltivare una mente dinamica, capace di raccogliersi su un singolo oggetto e altrettanto capace di cogliere il quadro d’insieme senza perdere il proprio centro.

Ovunque camminiamo, possiamo per qualche momento raccogliere la mente sui passi e sul respiro e, quando ci sentiamo pronti, possiamo fermarci per un momento e allargare lentamente il campo della consapevolezza. In noi e intorno a noi stanno accadendo un sacco di cose, possiamo gradualmente percepirle con chiarezza e includerle nella consapevolezza: c’è il corpo, con le sensazioni, le emozioni, e intorno ci sono suoni, odori, colori, oggetti e tutti coloro che sono intorno a noi. Ce ne stiamo lì, completamente consapevoli, senza commenti o giudizi, sentendoci solo una parte di tutto questo.

E niente può davvero sorprenderci: sappiamo quando si presenta un pensiero o un’emozione, che sta un po’ e poi svanisce, e ne arriva un’altro. Siamo presenti con la totalità della vita… e poi riprendiamo il cammino. Nel tempo, con la pratica, potremo allargare la consapevolezza anche continuando a camminare, come in questa magnifica descrizione del camminare in consapevolezza che ci offre Krishnamurti:

“Se cammini attraverso la cittadina con la sua unica via con molti negozi –  il fornaio, il fotografo, la libreria e il ristorante all’aperto – attraversi il ponte accanto al sarto, attraversi un altro ponte accanto al mulino, poi entri nel bosco e continui accanto al ruscello, guardando ogni cosa che incontri con occhi e sensi completamente svegli, ma senza il più piccolo pensiero in mente – allora saprai cosa significa essere senza separazione. Segui quel ruscello per uno o due miglia ancora, senza il benché minimo pensiero, guardando l’acqua che scorre, ascoltandone il suono, notandone il colore, il grigio-verde di un ruscello di montagna, guardando gli alberi e, attraverso i rami, il cielo azzurro, le foglie verdi – sempre senza il benché minimo pensiero, senza una sola parola – allora saprai cosa significa l’assenza di distanza tra te e il filo d’erba.

Se attraversi i campi con le loro migliaia di fiori di ogni colore immaginabile, dal rosso intenso al giallo al viola, e l’erba verde splendente resa lucida e scintillante dalla pioggia della notte, folta e verdeggiante – sempre senza un singolo movimento del meccanismo del pensiero – allora saprai che cos’è l’amore.

Guardare il cielo azzurro, le nuvole alte in tutto il loro splendore, le montagne verdi con le loro chiare silhouettes contro il cielo, l’erba folta e il fiore che appassisce – guardare senza una parola di ieri; allora, quando la mente è completamente calma, silenziosa e non disturbata da alcun pensiero – allora c’è unità. Non che tu sia unito al fiore, o alla nuvola, o a questa distesa di colline; piuttosto, c’è una sensazione di completo non-essere, in cui la divisione tra te e il resto viene meno. La donna che porta il cibo comprato al mercato, il grosso cane da pastore nero, i due bambini che giocano a palla – se puoi guardare tutto questo senza una parola, un giudizio, senza alcuna associazione mentale, allora la lotta tra te e il resto svanisce. Questo stato privo di parole e pensieri  è la spaziosità della mente che non ha limiti né confini in cui possano esistere l’“io” e il “non-io”. Non pensare che sia immaginazione o pura fantasia, o una agognata esperienza mistica, non è tutto ciò: è altrettanto reale dell’ape su quel fiore, o della ragazzina che va in giro in bicicletta, o dell’uomo che sale sulla scala per pitturare la casa – tutto il conflitto della mente nel suo senso di separazione ha avuto fine. Guardi senza lo sguardo dell’osservatore, guardi senza il valore della parola e la misura di ieri. Lo sguardo dell’amore è diverso dallo sguardo del pensiero. Il primo porta in una direzione che il pensiero non può seguire, l’altro porta a separazione, conflitto e dolore. Da questo dolore non puoi raggiungere l’altro. La distanza è fatta di pensiero, e il pensiero per quanto si affretti non potrà mai raggiungere l’altro.

Mentre torni indietro, passando accanto alle piccole case di campagna, ai prati, alla ferrovia, riconoscerai che ieri ha avuto fine: la vita comincia dove il pensiero finisce”.

 

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