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La pratica del dire “sì”
PERCORSO DI MEDITAZIONE
PARTE #3

"Riprendere i sensi"

When we say a friendly Yes to our experience, we awaken the healing power of love.
It is this response of the heart that moves us towards healing

La pratica del dire “sì” di Tara Brach

Alcuni anni fa, nel bel mezzo di un ritiro di meditazione di una settimana, mi sono trovata sommersa dalla negatività. Reagivo con avversione a ogni aspetto della vita intorno a me. Gli insegnanti parlavano troppo; il tempo freddo e nuvoloso era una delusione; i miei compagni di meditazione starnutivano sconsideratamente nella mia direzione e io stessa avevo già una fastidiosa sinusite. Niente andava per il verso giusto, soprattutto io.

Stanca dell’avversione, decisi che, invece di resistere a tutto, avrei cominciato a salutare qualsiasi cosa si presentasse alla mia consapevolezza con un “” sussurrato in silenzio. al dolore alla gamba, ai pensieri colpevolizzanti, agli starnuti, all’irritazione e al cielo grigio e cupo.

All’inizio, il mio era meccanico, rancoroso e insincero ma, nonostante ciò, ogni volta che lo dicevo, sentivo che qualcosa si rilassava in me. In breve tempo, ho iniziato a giocherellarci, mantenendo l’intenzione non solo di accettare ciò che sentivo, ma di accoglierlo attivamente. Ho iniziato a offrire il con un tono più morbido e amichevole. Di tanto in tanto sorridevo persino: tutto il mio dramma cominciava a sembrare sciocco. Il corpo e la mente sono diventati sempre più leggeri e aperti. Anche la pressione nei seni paranasali ha cominciato a diminuire.

Dopo un po’, la nuvola scura del No è stata rimpiazzata dal cielo ampio di un che offriva spazio infinito alla scontrosità e all’irritazione. I commenti critici continuavano a sorgere e con un continuavano a svanire. Quando la mente mi ha suggerito che stavo usando un espediente che non avrebbe funzionato a lungo, dire anche a questa osservazione ha permesso al pensiero di dissolversi. Non stavo resistendo a nulla né mi stavo aggrappando a nulla. Gli stati d’animo, le sensazioni e i pensieri si muovevano nel cielo amico di una “Accettazione radicale”.

Diamo vita allo spirito dell’Accettazione radicale quando, invece di resistere al dolore emotivo, siamo in grado di dire alla nostra esperienza. Nel momento in cui accettiamo di provare paura o vulnerabilità, avidità o agitazione, sosteniamo la nostra vita con un cuore incondizionatamente amichevole.

Quando introduco la pratica del ai miei studenti, spesso suscita obiezioni o confusione. Non è forse un’altra versione superficiale del “pensiero positivo”, un modo per sorvolare sulla realtà di quanto possa essere dura la vita? Certamente, obiettano, non possiamo dire a tutto ciò che sperimentiamo. E se volessimo fare del male a qualcuno? O se stessimo vivendo una profonda depressione? Dire non sarebbe forse un modo di alimentare questi stati?

Dire non significa approvare i pensieri rabbiosi o sprofondare in uno dei nostri sentimenti. Non stiamo dicendo al mettere in atto i nostri impulsi dannosi. Né stiamo dicendo a circostanze esterne che possono farci del male: se qualcuno abusa in qualche modo di noi, certamente dobbiamo dire con forza No e creare confini intelligenti per proteggerci in futuro. Anche in questo caso, però, possiamo ancora dire all’esperienza di paura, rabbia o dolore che si manifesta in noi. Dire è una pratica interiore di accettazione nella quale volontariamente permettiamo ai pensieri e alle emozioni di emergere e svanire in modo naturale.

Poiché la nostra abitudine di rifiutare il dolore è così radicata in noi e siamo così dipendenti dal mostrarci in grado di controllare le cose, la pratica di dire può sembrare pretestuosa. Gli studenti a volte chiedono: “Se siamo pieni di pensieri di odio verso noi stessi, il tentativo di accettarli amichevolmente non finirà per coprire ciò che sentiamo realmente?“.

È una bella domanda. Come sappiamo dal rapporto con gli altri, possiamo comportarci in modo amichevole mentre in realtà nutriamo un enorme giudizio e disgusto. La sfida in questi momenti è: possiamo portare un’attenzione amichevole al fatto di sentirci ostili? Siamo in grado di vedere chiaramente ciò che stiamo vivendo e di dire all’enorme forza del No? E se non riusciamo a gestirla, possiamo almeno avere l’intenzione di essere amichevoli.

È anche facile considerare erroneamente il come una tecnica per liberarsi delle sensazioni spiacevoli e sentirsi meglio. Dire non è un modo per manipolare la nostra esperienza, ma piuttosto un aiuto per aprirci alla vita così com’è. Mentre potremmo, come ho sperimentato durante il ritiro, dire e sentirci più leggeri e felici, non è detto che questo accada. Se, ad esempio, diciamo a un sentimento di tristezza, questo potrebbe trasformarsi in un vero e proprio dolore. Tuttavia, a prescindere da come si svolgerà la nostra esperienza, accettando ciò che è qui, gli offriamo lo spazio per esprimersi e muoversi attraverso di noi.

Metto in guardia i miei studenti, tuttavia, sul fatto che non è sempre saggio dire all’esperienza interiore. Se in passato abbiamo subito un trauma, potrebbero scatenarsi vecchi sentimenti di terrore. In un determinato momento potremmo non avere l’equilibrio o la capacità di resilienza necessari ad incontrare la nostra esperienza con una amichevolezza incondizionata, e i nostri tentativi di dire potrebbero in realtà finire per inondarci di paura. Sarebbe meglio, invece, trovare un modo per alleviare la paura, magari cercando il conforto di un amico, facendo un’intensa attività fisica o assumendo i farmaci che eventualmente ci sono stati prescritti. Per il momento, dire No a ciò che ci sembra troppo e a ciò che semplicemente funziona per mantenerci in equilibrio è la risposta più compassionevole che possiamo offrire a noi stessi.

In Pali, la lingua del Buddha, la parola che indica l’amichevolezza, metta, è anche tradotta come gentilezza amorevole. Quando diciamo un amichevole alla nostra esperienza, risvegliamo il potere curativo dell’amore. È questa risposta del cuore che ci spinge verso la guarigione. In modo molto fisico e immediato, dire ci aiuta a dissolvere la sensazione che “qualcosa non va” e a rilassare i nostri dubbi e le nostre paure più profonde. Come dice Rachel Naomi Remen: “Un solo momento di amore incondizionato può mettere in discussione una vita intera di sentimenti di indegnità e togliere loro ogni valore“. È difficile sopravvalutare il potere del , è una “medicina” che eleva e libera il nostro spirito.

(Traduzione da https://www.tarabrach.com/practice-of-saying-yes/)

 

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